Filosofia del mito politico by Chiara Bottici
autore:Chiara Bottici [Bottici, Chiara]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Philosophy, Political, Political Science, General
ISBN: 9788833971209
Google: n2Uoo1uLA4QC
Amazon: B0076MQCE8
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2012-02-22T23:00:00+00:00
Nel corso di questi studi avevo constatato qualcosa che mi era sembrato tanto semplice che non credetti di dovervi insistere molto: gli uomini che partecipano ai grandi movimenti sociali si figurano le loro future azioni sotto forma di immagini di battaglie per assicurare il trionfo della loro causa. Proponevo di chiamare miti queste costruzioni la cui conoscenza ha nella storia unâimportanza tanto grande: lo sciopero generale dei sindacalisti e la rivoluzione catastrofica di Marx sono dei miti. (Ibid., p. 104)
Secondo Sorel, lâazione intrapresa dagli uomini nei grandi movimenti sociali non può essere spiegata senza tener presente la forza di quei complessi di immagini che sono i miti: quanto più drammatiche le azioni intraprese, tanto più potenti devono essere questi complessi di immagini. Proprio come i martiri cristiani erano mossi dalla rappresentazione catastrofica dellâApocalisse, così il passaggio dal capitalismo al socialismo deve assumere la forma di una catastrofe per poter essere efficace come pouvoir moteur (ibid., p. 245).
Per quale motivo, si potrebbe chiedere, dovremmo usare il concetto di mito per descrivere queste immagini? Primo, si può affermare che Sorel intende con ciò prendere le distanze da ogni forma di spiegazione positivista. Ci sono fatti, secondo Sorel, che non possono essere spiegati dalle sofisticherie di un intellettuale (ibid., p. 107). Per esempio, la prontezza a sacrificare le proprie vite dei soldati di Napoleone o di quelli greci e romani non può essere spiegata in modo puramente razionale. Secondo Sorel per comprenderla occorre far ricorso allâanalisi di Bergson del modo in cui gli uomini creano mondi artificiali che sono collocati nel futuro e che sono formati da movimenti che dipendono completamente da noi (ibid., p. 111). Proprio per questa ragione, questi complessi di immagini possono essere definiti come miti. Ciò consente anche di distinguerli dallâutopia e dalla religione.
Lo sciopero generale è un mito e non unâutopia perché non è un semplice modello teorico. Lo sciopero generale è una «determinazione della volontà ». Un mito non è la costruzione della mente di un singolo teorico che, dopo aver osservato e discusso dei fatti, fissa un modello per confrontare le società esistenti e per misurare il buono e il cattivo che esse contengono (ibid., p. 114). Un mito non può essere suddiviso nelle sue parti e giudicato secondo la loro corrispondenza alla realtà o secondo la loro fattibilità : un mito è un tutto fatto di immagini che possono esprimere una determinazione della volontà soltanto quando stanno assieme.
Quel che interessava al sindacalista rivoluzionario Sorel era infatti comprendere in quali condizioni fosse possibile una rivoluzione. Di conseguenza è per lui cruciale distinguere il mito dallâutopia. Perciò osserva che, sebbene il socialismo sia stato a lungo unâutopia, esso ha ora raggiunto uno stadio completamente differente: il socialismo è diventato una forma di preparazione delle masse proletarie che vogliono sopprimere lo Stato e la proprietà (ibid., p. 115).
Dunque se, da un lato, lo sciopero generale non è più unâutopia, perché è ormai diventato una determinazione della volontà , esso, dâaltro canto, va tenuto anche distinto dalle credenze religiose. Sorel scrive esplicitamente
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